Ricordi intensi, ora struggenti fino alla commozione, ora divertiti e divertenti, ma tutti contraddistinti da amicizia, affetto, ammirazione e riconoscenza per monsignor Aristide Pirovano, hanno costituito il filo conduttore della serata svoltasi lunedì 23 marzo presso la Sala Isacchi di Cà Prina, gremita da un folto pubblico. Si è trattato del primo appuntamento del ciclo “Il romanzo di una vita”, ideato dall’Associazione Amici di monsignor Aristide Pirovano – in collaborazione con la Comunità pastorale Sant’Eufemia, col patrocinio del Comune di Erba e di Ca’ Prina – per ripercorrere la biografia del Vescovo missionario erbese nel centenario della sua nascita.
Al centro dell’attenzione gli anni della seconda guerra mondiale, durante i quali padre Aristide fu incarcerato a San Vittore per la sua azione in difesa di ebrei e antifascisti e poi si adoperò a Erba per assistere la popolazione vittima di pesanti bombardamenti e per scongiurare un sanguinoso scontro tra le brigate partigiane e le forze nazifasciste. Una testimonianza della naturale propensione ad aiutare il prossimo che padre Aristide manifestò in modo inesauribile per tutta la vita, a dispetto di un fisico minato dalle violenze e dalle privazioni subite in carcere, come ha ricordato Enrica Sangiorgio, presidente degli Amici.
Una indole solidale che è caratteristica degli erbesi e di cui padre Aristide è stato «testimone e maestro», come ha rilevato il sindaco di Erba Marcella Tili, sottolineando l’orgoglio della città per avere dato i natali «a un uomo di così grande spessore cristiano, umano e civile».
Don Giovanni Afker, responsabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia, ha invece tracciato il percorso della vocazione di Pirovano, avversata da varie circostanze (la morte del padre durante gli studi in Seminario, la guerra che impedì la partenza per la missione, le peripezie del periodo bellico), ma sempre sorretta da una profonda forza interiore e da una assoluta fiducia nella Provvidenza, che lo portò a compiere una quantità di opere incredibili per un uomo solo.
In un lungo e articolato excursus, Cesare Grampa, fondatore e animatore del Centro Giancarlo Puecher di Milano, ha delineato i tratti principali dell’opera di padre Aristide. Un «gigante», costantemente spinto dalla volontà di «agire secondo coscienza» e di «testimoniare determinati valori»: basterebbe questo, per Grampa, a costituire «motivo di santità» e a stimolare un’adeguata riflessione in merito. Grampa ha accostato la figura di Pirovano a quelli di altri protagonisti del Novecento, con cui Pirovano entrò in relazione (dal cardinale Schuster al cardinale Montini, da Luigi Meda a Marcello Candia), oppure a lui avvicinabili per tensione morale e ricchezza di ideali, come lo stesso Giancarlo Puecher.
La seconda parte della serata è vissuta su alcune testimonianze, a partire da quella della contessa Anna Cristina Barbiano di Belgioioso, figlia del conte Scipione, primo sindaco eletto di Erba del dopoguerra. Giunta espressamente da Milano, ha ricordato il complesso negoziato avvenuto in paese tra esponenti della Resistenza e militari tedeschi, durante il quale venne coinvolta come interprete. «Dissi ai tedeschi che in casa nostra comandavamo noi, non loro – ha raccontato -, ma ciò che padre Aristide fece in quell’occasione fu davvero straordinario».
A quel drammatico frangente si è riferito anche il contributo dell’assessore alla Cultura Franco Brusadelli che, allora ragazzo, fu testimone oculare della ritirata dei tedeschi verso Lecco: alla testa della colonna come garante, padre Aristide convinse i militari a disarmarsi. «Tutti noi dobbiamo essergli ancora e sempre molto grati», ha concluso.
Angelo Zappa ha invece rievocato la lunga e affettuosa amicizia tra padre Aristide e i suoi genitori, Arnaldo ed Emilia, aggiungendo un aneddoto significativo: una lettera che il missionario gli spedì dal Brasile con un minuzioso rendiconto dell’impiego di una somma di denaro corrispondente all’onorario di un lavoro effettuato da Zappa e che quest’ultimo aveva devoluto a favore della missione di Pirovano.
Un’altra lettera – nella quale il Vescovo ringraziava per una cospicua offerta – è stata donata agli Amici da Giulio Tagliabue, da ragazzo assiduo chierichetto alle Messe celebrate da padre Aristide nella chiesa di Sant’Eufemia. E proprio la chiesa di Sant’Eufemia è stata proposta da Angelo Porta – con la sua famiglia da sempre unito in amicizia a padre Aristide – quale dimora più degna per accogliere le spoglie del missionario.
Semplicità e umanità: questi i capisaldi della scuola di vita di monsignor Pirovano secondo Luciano Colombo, che seguì le sue lezioni di italiano e latino durante un periodo di studi privati e fu uno dei ragazzi dell’oratorio animato e guidato dal giovane don Aristide (con alcuni fuori-programma come una memorabile gita sulla sci al Palanzone). E poi la grande fede, che anche i momenti di dubbio non facevano che rendere più sincera e genuina.
La tenerezza di padre Aristide è l’aspetto su cui si è voluto soffermare l’ex sindaco di Erba Filippo Pozzoli, rievocando il profondo legame del sacerdote col padre Giacomo e la loro totale sintonia a operare, durante la guerra, per difendere e salvare chi si trovava a rischio di arresto o di deportazione. Pozzoli ha ricordato anche il commovente abbraccio che Pirovano gli chiese di trasmettere «a tutti gli erbesi» in occasione della festa con cui venne celebrato il 40° anniversario della sua consacrazione episcopale.
Celestino Sangiorgio, anch’egli ex primo cittadino erbese, ha posto l’attenzione su altri due insegnamenti di padre Aristide: la solidarietà per l’altro, di qualunque parte o fazione fosse, e poi – parlando dell’oratorio nel quale il sacerdote svolse la sua azione educativa nell’immediato dopoguerra – il rispetto per la struttura, ma più ancora per le persone che vi passavano le giornate.
La serata si è conclusa con due letture: la testimonianza scritta di Aldo Rizzi sulla partenza di padre Pirovano per il Brasile (9 novembre 1946), quando una folta rappresentanza di erbesi lo accompagnò a Genova, e la poesia in dialetto brianzolo dedicata al Vescovo, scritta e recitata da Marinetta Nava Molteni.
Il ciclo “Il romanzo di una vita” proseguirà con altre tre serate, in programma sempre alla Sala Isacchi di Ca’ Prina con inizio alle 20.45:
Lunedì 27 aprile: “La vocazione missionaria e gli anni di Macapà”
Lunedì 25 maggio: “Gli anni del Superiorato al Pime”
Lunedì 26 ottobre: “Gli anni di Marituba”
Intervento del Sindaco di Erba, dott.ssa Marcella Tili
Il filmato integrale della prima serata è disponibile su youtube:
Guarda il video