«Cinquantacinque anni fa, in questa stessa chiesa affollatissima (c’erano tanti fedeli che fu necessario realizzare un soppalco), insieme al compianto amico Carluccio Castagna servivo Messa come chierichetto durante l’ordinazione episcopale di padre Aristide, a soli 40 anni nominato vescovo da Pio XII e consacrato da monsignor Montini, allora Arcivescovo di Milano». Un emozionato ricordo personale ha caratterizzato l’omelia pronunciata da monsignor Piero Cresseri, erbese, Canonico ordinario del Duomo di Milano, domenica 2 febbraio nella Chiesa prepositurale di Santa Maria Nascente a Erba, durante la partecipata celebrazione eucaristica che ha ricordato monsignor Aristide Pirovano nel 23mo anniversario della scomparsa (3 febbraio 1997).
Dopo avere sottolineato le altre ricorrenze di giornata – la festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, la Giornata nazionale della Vita e la Giornata mondiale della Vita consacrata -, monsignor Cresseri ha ricordato la «cara figura» di padre Aristide secondo tre aspetti. In primo luogo, «l’uomo di preghiera»: «Quando lo si vedeva pregare, era talmente assorto che non si poteva fare a meno di pensare che stesse effettivamente parlando con il Signore. E questo suo raccoglimento lo trasferiva poi nelle omelie, dove sapeva essere tanto dolce quanto deciso, quando doveva riprendere qualche comportamento non coerente con la fede». Poi, «l’evangelizzatore appassionato»: «La sua barba al vento era davvero il simbolo dell’uomo in partenza, con nel cuore il fuoco della fede da trasmettere per “incendiare” anche altri. Un fuoco talmente ardente che, dopo il Superiorato al Pime (durante il quale dovette prendere anche decisioni dolorose), partì nuovamente per la missione, in quella Marituba dove tutti ancora lo ricordano». E infine «il cittadino illustre»: «Nei giorni dolorosi della seconda guerra mondiale – dopo essere stato incarcerato in San Vittore e liberato per intervento del Beato cardinale Schuster -, difese e salvò Erba da un possibile massacro, portando avanti con decisione la sua opera di pacificatore, malgrado i rischi che ciò comportava». Preannunciando poi la successiva visita alla tomba nel Cimitero maggiore di Erba, monsignor Cresseri ha concluso: «Come sempre dirò un Requiem, ma anche un Gloria, perché lo immagino già nella gloria del Paradiso e lo pregherò perché continui a proteggere la nostra Erba. Che la sua figura rimanga nel nostro cuore e ci sia di insegnamento».
La Messa ha concluso la due-giorni in ricordo di padre Aristide, promossa dall’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano in collaborazione con la Comunità pastorale Sant’Eufemia e con il patrocinio della Città di Erba, avviata nel pomeriggio di sabato 1 febbraio nella chiesa di Sant’Eufemia, gremita in occasione del concerto del Coro Bocconi. Una performance, quella del complesso vocale milanese diretto dal maestro Martina Zambelli, molto apprezzata per la qualità dell’interpretazione e per la partecipazione anche emotiva dei coristi. Dai ritmi incalzanti di Siyhabamba all’esplosione di gioia dell’Alleluia mozartiano, dalla suggestiva melodia di Amazing grace al commosso raccoglimento generale ispirato da Signore delle cime, i brani proposti hanno creato una totale empatia con il pubblico. Fino alla trascinante conclusione di Tres cantos nativos dos indios krao, dove alle voci si sono accompagnati altri suoni che hanno trasportato i presenti nell’atmosfera della più folta foresta amazzonica.
Il pomeriggio è stato aperto dai saluti dei rappresentanti delle istituzioni coinvolte. Monsignor Angelo Pirovano, responsabile della Comunità Sant’Eufemia, ha notato: «Nel Siracide si fa l’elogio degli uomini giusti. Noi oggi siamo qui per fare l’elogio di padre Aristide come uomo giusto. Ma perché l’elogio non sia fine a se stesso deve trasformarsi in benedizione e concretizzarsi nel sostegno alle sue opere». Il sindaco di Erba Veronica Airoldi ha ricordato che «padre Aristide era un modello per l’atteggiamento positivo con cui guardava alla vita e agiva per renderla migliore, a Erba come a Marituba. Il suo esempio ci stimoli a fare altrettanto, con la gratitudine agli Amici per il loro impegno a perpetuarne il ricordo». Rosanna Pirovano, presidente degli Amici, ha raccontato il suo recente viaggio a Marituba, dove ha visitato le opere create da padre Aristide, oggi gestite dai Poveri Servi della Divina Provvidenza dell’Opera Don Calabria: «Mi sono emozionata a entrare in quello che era il suo ufficio, mi sono commossa nell’incontrare i lebbrosi e nel constatare quanto la sua figura sia ancora viva tra loro. Merito dei Poveri Servi, che con il loro lavoro educativo, sociale e sanitario, dimostrano che padre Aristide aveva visto giusto nell’affidarsi all’Opera Don Calabria e che la sua eredità è in ottime mani».
Durante l’intervallo del concerto sono intervenuti fratel Gedovar Nazzari e il dottor Claudio Bianconi, rispettivamente economo generale e responsabile dei progetti internazionali del Poveri Servi, giunti da Verona. «Monsignor Pirovano è stato un profeta dell’evangelizzazione (come è stato giustamente ricordato al recente Sinodo per l’Amazzonia) e della missione, per le opere che ideato e creato – ha rilevato Nazzari -. Sognava che a Marituba ci fosse un ospedale attrezzato come quelli italiani: oggi quel sogno è una realtà. Ma dopo 25 anni di attività abbiamo dato il via a un’azione di adeguamento e rinnovamento complessivo. Accanto all’ospedale abbiamo pensato a un nuovo centro clinico, con un progetto molto impegnativo che coinvolge diverse istituzioni, tra le quali anche la Cei. Sappiamo di poter contare sulla generosità degli erbesi e per questo vi siamo grati». Parole a cui ha fatto eco il dottor Bianconi, enumerando i diversi progetti che l’Opera ha avviato in tutto il mondo, ognuno dei quali caratterizzato dal «metodo calabriano», che prevede la formazione e l’impiego di personale esclusivamente locale.
La locandina Il programma