La biografia di padre Aristide ripercorsa attraverso relazioni e testimonianze in quattro serate a Ca’ Prina, realizzate in collaborazione con la Comunità pastorale Sant’Eufemia e il patrocinio del Comune di Erba e di Ca’ Prina
Ricordi intensi, ora struggenti fino alla commozione, ora divertiti e divertenti, ma tutti contraddistinti da amicizia, affetto, ammirazione e riconoscenza per monsignor Aristide Pirovano, hanno costituito il filo conduttore della serata svoltasi lunedì 23 marzo presso la Sala Isacchi di Cà Prina, gremita da un folto pubblico. Si è trattato del primo appuntamento del ciclo “Il romanzo di una vita”, ideato dall’Associazione Amici di monsignor Aristide Pirovano – in collaborazione con la Comunità pastorale Sant’Eufemia, col patrocinio del Comune di Erba e di Ca’ Prina – per ripercorrere la biografia del Vescovo missionario erbese nel centenario della sua nascita.
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La missione ai tempi di monsignor Aristide Pirovano, il Vescovo missionario di cui quest’anno Erba, sua città natale, celebra il centenario della nascita, e quella di oggi, nel mondo globalizzato del terzo millennio. L’esempio di Pirovano, coraggioso pioniere dell’evangelizzazione nell’Amazzonia brasiliana e poi saggio pastore al fianco degli ultimi della terra, ugualmente dedito alla promozione integrale della persona, dagli indios di Macapà ai lebbrosi di Marituba, e per questo capace a sua volta di fecondare altre vocazioni missionarie, come quella del Venerabile Marcello Candia.
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«Un grande uomo di fede e di comunione. Onesto, coerente, coraggioso, umanamente ricco e cordiale. Umile, perché sapeva ascoltare e scusarsi se si rendeva conto di avere sbagliato. Ottimista, perché sapeva sorridere e ridere, e anche perché, quando soffriva, soffriva in piedi. In grado di vivere la missione nel rinnovamento, ma sempre nell’amore alla Chiesa e nella fedeltà al Papa. E dotato di una profonda ispirazione evangelica, che oggi lo metterebbe in piena sintonia con la “Chiesa in uscita” auspicata da papa Francesco». È il ritratto di monsignor Aristide Pirovano fatto da padre Costanzo Donegana
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Anche la stampa nazionale si interessò di monsignor Aristide Pirovano, quando nel 1977, terminato l’incarico di Superiore generale del Pime, rinunciò a prestigiosi incarichi che lo attendevano in Vaticano per tornare a fare il missionario “sul campo”, accogliendo l’invito dell’amico Marcello Candia e diventando così cappellano del lebbrosario di Marituba. In realtà si apriva così il capitolo forse più affascinante dell’esistenza di padre Aristide, che ieri sera, a Ca’ Prina a Erba, è stato al centro dell’ultimo incontro del ciclo “Il romanzo di una vita”
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