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Ecco don Enea, l’“angelo custode” di padre Aristide

In molte famiglie le feste di Natale sono anche l’occasione per mettere ordine nei cassetti di casa, che in qualche modo custodiscono l’archivio delle memorie e degli affetti.

Deve essere capitato così anche a Vittorio Romanati, che appunto facendo ordine tra i ricordi di sua madre ha ritrovato alcune vecchie fotografie risalenti agli anni 1946/1947. Vi è ritratto suo fratello don Enea Romanati, coadiutore della parrocchia di Santa Maria Nascente a Erba – retta dal Prevosto di allora, monsignor Erminio Casati -, che collaborò con padre Aristide Pirovano prima della partenza di quest’ultimo per la missione in Brasile.

Un destino infelice troncò quasi subito l’esperienza erbese di don Enea. Se ne parla ne Il vescovo dei due mondi di Mauro Colombo: «…nel mese di luglio arriva a Erba don Enea Romanati. È il nuovo coadiutore e ha il compito di affiancare padre Aristide, impegnato negli ultimi preparativi prima della partenza. I due cominciano a collaborare e, affidandogli progressivamente i suoi incarichi, Pirovano intuisce di lasciare l’oratorio in buone mani. Don Enea è un uomo buono, paziente, generoso: si spenderà tutto nelle sue responsabilità finché, nel luglio del 1947 (solo un anno dopo l’arrivo), cadrà fulminato da un infarto nel campo sportivo, durante una partita al pallone con i ragazzi…».

Quei pochi mesi furono comunque sufficienti a farlo apprezzare dalle persone con le quali entrò in rapporto, in particolare i più giovani frequentatori dell’oratorio. Anche padre Aristide conservò una vivissima memoria di don Enea e lo ricordava sempre con affetto. Ecco cosa scrive di lui in una lettera inviata da San Paolo ad amici erbesi nel 1947: «… salutissimi a tutti gli oratoriani, grandi e piccini, ma prima al caro don Enea, che spero mi scriverà… Il regalo più bello che potete farmi sarà quello di sapervi sempre con don Enea, che seguite i suoi consigli, i suoi insegnamenti: siategli di aiuto, vogliategli bene…». E poi, quando seppe della sua improvvisa scomparsa (lettera da San Paolo del 20 agosto 1947): «Povero don Enea! Fin dal primo istante che lo incontrai nello studio del signor Prevosto, ne fui entusiasta e ricordo di averlo detto a tutti voi. Gli volli subito bene come a un fratello e posi in lui tutta la fiducia: con lui l’oratorio si sarebbe piazzato!… Si vede chiaro che gli volevate bene. Ero proprio arcicontento che voi giovani tutti avevate trovato un animatore eccezionale e più che un fratello. Che peccato che il Signore l’abbia voluto con sé! Ma… sia fatta la sua volontà! Neh! Però! Com’è la vita! Certi… scavezzacolli cadono dalla moto, sono presi a fucilate, sconquassano macchine, ecc ecc ecc, eppure… macché! Riescono ancora ad andare in America, e hanno intenzione di sfidare tante cose e perfino… certe file di denti… bianchi e forti da fare invidia a una réclame da dentista! Altri, invece, e si vede proprio da lontano che sono degli angioli, a quelli lì… track! Dopo un po’ gli spuntano le ali e ci piantano qui con tanto di naso volto all’insù!… Ma voi non pensiate di aver perso don Enea; no! Fate come me: io l’ho eletto mio aiuto, consigliere; insomma, ne ho fatto come un Angelo custode… supplementare… Don Enea vi ha voluto tanto bene; ve ne vuole ancora di più ora, e se voi lo ricorderete e invocherete, vi aiuterà tanto…».

Il legame di stima e di amicizia tra i due sacerdoti è attestato da queste fotografie, che Vittorio Romanati ci ha fatto pervenire tramite il figlio Giovanni e che pubblichiamo col suo consenso, ringraziandolo per la sua cortese premura. Le immagini documentano anche i momenti immediatamente precedenti la partenza di padre Aristide da Genova alla volta del Brasile e un paio di scorci del teatro dell’oratorio, allora fresco di inaugurazione.

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