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«Col suo coraggio padre Aristide ha salvato il Pime»

«Un grande uomo di fede e di comunione. Onesto, coerente, coraggioso, umanamente ricco e cordiale. Umile, perché sapeva ascoltare e scusarsi se si rendeva conto di avere sbagliato. Ottimista, perché sapeva sorridere e ridere, e anche perché, quando soffriva, soffriva in piedi. In grado di vivere la missione nel rinnovamento, ma sempre nell’amore alla Chiesa e nella fedeltà al Papa. E dotato di una profonda ispirazione evangelica, che oggi lo metterebbe in piena sintonia con la “Chiesa in uscita” auspicata da papa Francesco». È il ritratto di monsignor Aristide Pirovano fatto da padre Costanzo Donegana, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, giornalista e già direttore dell’Ufficio storico del Pime, intervenuto lunedì 25 maggio alla Sala Isacchi di Ca’ Prina a Erba, al terzo incontro del ciclo “Il romanzo di una vita”, con cui l’Associazione Amici di monsignor Aristide Pirovano – in collaborazione con la Comunità pastorale Sant’Eufemia e col patrocinio del Comune di Erba e di Ca’ Prina – sta ripercorrendo l’itinerario umano e spirituale di padre Aristide nel centenario della nascita.

Al centro della serata c’erano i dodici anni (1965-1977) in cui monsignor Pirovano è stato Superiore generale del Pime. Un periodo complesso, segnato dal rinnovamento post-Conciliare e poi dalla Contestazione che, oltre alla società, investì anche la Chiesa, come ha sottolineato l’attuale Superiore generale del Pime nel messaggio inviato per la serata. Padre Aristide – ha scritto padre Ferruccio Brambillasca – è stato una «figura esemplare, un uomo che amava il Pime e la missione in modo semplice e profondo… Sono solo due anni che i miei confratelli mi hanno chiamato a servire l’Istituto come Superiore generale e, sinceramente, devo dire che durante gli incontri in Italia e nelle missioni un nome che ricorre frequentemente è quello di monsignor Aristide Pirovano. Tutti lo ricordano come un Superiore deciso che ha cambiato le sorti del nostro Istituto in un periodo non facile… La sua franchezza, la sua affabilità, la sua sicurezza hanno lasciato in molti padri del Pime un segno profondo che difficilmente potrà scomparire».

Parole a cui ha fatto eco Gerolamo Fazzini, giornalista e scrittore, consulente per la comunicazione del Pime, nell’introdurre la testimonianza di padre Donegana: «Lo spessore di figure come quella di monsignor Pirovano si delineano meglio in una prospettiva temporale allargata: più passa il tempo, più si ingigantiscono l’autorevolezza e la sicurezza con cui ha guidato l’Istituto in anni intensi e difficili…».

Anni di cui padre Donegana è stato testimone diretto, avendo coabitato con monsignor Pirovano nella stessa sede romana e avendo collaborato con lui alla gestione dell’Istituto. «Un periodo stupendo e tremendo al tempo stesso – ha ricordato -, fervido di novità, ma anche di scosse e di spinte non sempre ortodosse…». Padre Aristide si trovò tra due fuochi, ma Donegana ha voluto sgombrare il campo da equivoci: «Non era affatto chiuso o, peggio, catastrofista di fronte alle novità: guardava anzi con interesse a un volto nuovo della missione e della Chiesa». Per esempio si uniformò perfettamente al contesto post-Conciliare, che faceva della missione un compito di tutta la Chiesa “declericalizzata” e non solo dei cosiddetti “addetti ai lavori”: «Questo perché sapeva valorizzare le persone, dare loro fiducia, che fossero preti, religiosi o laici». Salutò con favore il nuovo rapporto tra missioni e Chiese locali, alle quali non poche volte il Pime cedette beni e strutture senza chiedere nulla in cambio, «e di questo lui gioiva». Avviò e favorì i gemellaggi tra Diocesi e missioni e occasioni di coordinamento e di collaborazione tra i principali Istituti missionari. «L’unica cosa che non gli riuscì fu di fare del Pime il “braccio” missionario della Chiesa italiana, perché l’Istituto non aveva un’esclusiva in questo campo, dove operavano molte altre realtà», ha rilevato Donegana. Incoraggiò l’aggiornamento del Pime deciso dal Capitolo del 1971 («quello che lui, pure Superiore in carica, non volle presiedere, per sedersi ad ascoltare in mezzo agli altri…») e in particolare la cosiddetta “scelta asiatica”, che per l’Istituto significò un ritorno alle origini storiche e insieme un nuovo ambito di confronto e di dialogo con altre religioni.

Al tempo stesso, però, si manifestò rigoroso di fronte a eccessi ideologici che potevano portare il Pime fuori rotta: «Chiuse il Seminario, e fu un atto coraggiosissimo e dolorosissimo; ma così salvò il Pime, perché quei giovani seminaristi ripresero gli studi anni dopo, più maturi, e diventarono missionari autentici». Criticò le interferenze tra politica e religione di cui alcuni missionari si resero protagonisti: «Ripeteva: “Dobbiamo vivere il Vangelo, siamo missionari, non politici!”». Ma quando alcuni suoi confratelli furono arrestati, come in Brasile, o espulsi, come nelle Filippine, non esitò a recarsi sul posto a prendere le loro difese di fronte alle autorità.

Padre Donegana ha condiviso con i presenti anche una sensazione personale: «Era impressionante vederlo pregare o prepararsi a celebrare la Messa in un’atmosfera di grande raccoglimento…». E un ultimo ricordo, struggente: «Andai a trovarlo in ospedale, quando era ormai prossimo alla fine… La serenità che mostrò in quel frangente per me è già un indizio di santità…».

A suggello della serata Fazzini ha elogiato l’Associazione, «non solo per iniziative come questa, che tengono viva la memoria di padre Aristide senza “imbalsamarla”, ma anche e soprattutto per quanto fate a sostegno della realtà di Marituba. Grazie a voi, come spesso accade nei luoghi di missione, a quella popolazione Erba appare come il “volto buono” e solidale del mondo ricco e sviluppato». E a proposito dell’auspicata causa di beatificazione di padre Aristide, il giornalista ha rivolto un incoraggiamento citando il caso di padre Clemente Vismara, missionario del Pime di Agrate Brianza, elevato alla gloria degli altari nel 2011: «La sua beatificazione si deve a una persona, Rita Gervasoni, che lo incontrò una sola volta, nel 1957, ma ne fu talmente colpita da trascinarsi dietro tutto il paese quando si trattò di promuovere la causa…». Al riguardo anche padre Donegana ha assicurato il suo interessamento e il suo sostegno agli Amici.

Il filmato integrale della terza serata è disponibile su youtube:

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