«L’esempio di padre Aristide ci convinca a essere sempre dalla parte della vita». È un passaggio dell’omelia che monsignor Angelo Pirovano, responsabile della Comunità pastorale Sant’Eufemia di Erba, ha pronunciato sabato 3 febbraio nella chiesa di Sant’Eufemia nella Messa presieduta a 27 anni dalla scomparsa del Vescovo missionario erbese monsignor Aristide Pirovano (3 febbraio 1997). La preghiera di suffragio – promossa dall’Associazione Amici di Monsignor Aristide Pirovano insieme alla stessa Comunità pastorale – è poi proseguita nella Messa celebrata domenica 4 febbraio nella chiesa di Santa Maria Nascente, presieduta anch’essa dal Prevosto.
Le due funzioni sono state concelebrate da padre Paul Prashant, missionario indiano del Pime, recentemente laureatosi alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale con una tesi dedicata alla spiritualità di padre Aristide, in partenza il 5 marzo in missione per le Filippine. Circostanze sottolineate da monsignor Pirovano, che ha ricordato che padre Paul è stato a Macapà (sede della prima missione di padre Aristide in Brasile) e ha concelebrato anche la Messa che, il 3 dicembre scorso, nel Carcere milanese di San Vittore, ha ricordato gli 80 anni dall’arresto dell’allora giovane missionario erbese. Il Prevosto gli ha rivolto un augurio e assicurato la preghiera per la sua prossima partenza.
Nell’omelia monsignor Pirovano ha parlato della Giornata della Vita (4 febbraio), sottolineando il brano del messaggio del Vescovi italiani relativo alle «troppe negazioni del valore della vita» a cui assistiamo oggi. «Ogni vita, invece, ha immenso valore e dignità e ha diritto di essere accolta», ha rilevato. Da qui il riferimento a monsignor Pirovano: «Il cristiano ha il dovere di accogliere ogni vita come ha fatto padre Aristide. Tutta la sua esistenza è stato un donarsi agli altri, in modo particolare ai sofferenti, accogliendo, difendendo e valorizzando la vita. Per questo lo ringraziamo e siamo grati al Signore per la sua testimonianza a favore della vita». E ha concluso: «La sua memoria sia un esempio e uno stimolo a servire e rimanga in ciascuno di noi come una benedizione».
Padre Aristide è stato ricordato anche nelle preghiere dei fedeli, nelle quali altre intenzioni sono state dedicate al Pime (il suo Istituto), all’Opera Don Calabria (la congregazione a cui ha affidato la missione brasiliana di Marituba), agli altri missionari erbesi in servizio nel mondo, agli Amici di Monsignor Pirovano e alle altre associazioni missionarie erbesi e infine a padre Prashant.
Al termine della Messa l’atmosfera di raccoglimento è proseguita in un contesto musicale, introdotto dal saluto di Rosanna Pirovano, presidente degli Amici, che ha raccontato il pomeriggio della laurea di padre Paul (a cui ha assistito) e ha fatto dono al giovane missionario di un medaglione con l’effige di padre Aristide e del libro di Felice Mauro Un erbese in Oceania, dedicato al missionario del Pime Giuseppe Corti.
Poi spazio alle voci, con i «Cantori di Erba» (già animatori della Messa in San Vittore) e i membri di altre Corali del Decanato diretti da Francesco Andreoni e accompagnati all’organo da Camillo Bonfanti. La trascinante verve del direttore ha coinvolto i fedeli presenti a unirsi ai canti eseguiti, facilitati dalla grande popolarità dei brani di devozione mariana inseriti nel programma, nel ricordo della profonda venerazione che padre Aristide nutriva per la Madonna (tanto che nel suo stemma episcopale fece raffigurare una grande M, quale “stella polare” che indica la rotta alla nave missionaria): da Quando nell’ombra (con riferimenti testuali a Erba e Incino) ad Ave Maria di Fatima, da Dell’Aurora tu sorgi più bella a Nome dolcissimo fino ad Andrò a vederla un dì. «Più che un coro, siete stati una compagnia di voci», ha commentato Andreoni al termine.
L’esempio di padre Aristide è stato ricordato anche in apertura della Messa del 4 febbraio da un rappresentante delle famiglie del Progetto Gemma a favore di mamme e bambini, illustrato in occasione della Giornata della Vita.
Nell’omelia il Prevosto ha chiarito il significato dell’anniversario («non un abitudine, ma un avvenimento»), invitando a ricordare quanto fatto in vita da padre Aristide («ha risposto alla chiamata del Signore su tutte le strade che ha percorso») e a chiedersi che cosa la sua figura ci dice oggi: «Il suo impegno per la vita, espresso nelle tante opere di bene compiute». Alle Messa erano presenti molto bambini battezzati nel corso dell’ultimo anno: «Padre Aristide diceva che quando vedeva i bambini, vedeva l’amore e allora sorrideva. Il suo sorriso è stato una testimonianza concreta del Vangelo della Vita. E padre Aristide era tanto convinto del Vangelo della vita da scegliere quale motto episcopale la frase Ut vitam habeant (Affinché abbiano la vita)».
La celebrazione si è conclusa con il saluto di padre Paul, che ha ringraziato il Prevosto e gli Amici di Monsignor Pirovano per l’accoglienza ricevuta e ha confessato la sua emozione di trovarsi nel luogo natio di padre Aristide: «Nei suoi scritti ricordava sempre Erba… Oggi avverto la vibrazione della vita che ha vissuto qui». Ha ricordato la sua esperienza missionaria nel 2013 a Macapà («là lo ricordano e parlano ancora di lui») e della conseguente decisione di dedicare la sua tesi alla spiritualità di Pirovano, «il cui fondamento è la vita che ha testimoniato a Erba e in missione», caratterizzata da «dinamismo, solida fede in Cristo e dono costante di sé». «Ha tanto amato e continua ad amarci dal cielo – ha aggiunto -. Ha cercato la sua perfezione in Dio servendo gli ultimi, una via per la santità». Infine ha chiesto una preghiera per la sua prossima partenza per le Filippine: «Anche padre Aristide voleva recarsi in quel Paese, ma non gli fu possibile. Ora io compirò il suo desiderio».
Ma prima di partire padre Paul tornerà a Erba una sera (la data è da definire) per presentare la sua tesi, premiata da un 30/30 «grazie a padre Aristide».