A 100 anni dalla sua nascita e a 60 dalla sua consacrazione episcopale, domenica 6 settembre la comunità ecclesiale e civile di Erba ha ricordato con commozione e affetto monsignor Aristide Pirovano, nell’intensa giornata in cui la città ha celebrato la festa patronale di Santa Maria Nascente e ha onorato i suoi cittadini benemeriti.
Poco prima delle 10 sono giunti in piazza della Prepositura la trentina di giovani e giovanissimi dell’Oratorio protagonisti della Fiaccolata partita sabato mattina da Verona, presso la Casa generalizia dei Poveri Servi della Divina Provvidenza di don Giovanni Calabria, a cui padre Aristide, al momento di rientrare in Italia nel 1991, affidò la responsabilità della missione brasiliana di Marituba. In poco più di un giorno hanno percorso a piedi 200 km, passandosi la fiaccola di mano in mano, riposandosi e rifocillandosi a bordo di due pullmini che li scortavano: tra loro anche Carlo Farina e Luca Pellegata, consiglieri dell’Associazione Amici di monsignor Aristide Pirovano. Al loro arrivo sono stati accolti dai sacerdoti che stavano per celebrare la Santa Messa delle 10 e dall’applauso di familiari, amici e altri fedeli. Un breve momento di preghiera ha preceduto l’accensione del braciere. Don Raffaele Anfossi, vicario per la Pastorale giovanile della Comunità pastorale Sant’Eufemia, che ha guidato la Fiaccolata, ha ricordato padre Aristide nei suoi vari passaggi esistenziali: «Figlio di questa comunità, poi fratello e sostegno durante la guerra, infine pastore e guida che ha aperto la città al mondo».
Ha poi avuto luogo la solenne celebrazione eucaristica per la festa patronale di Santa Maria Nascente, presieduta da don Luigi Zambianchi nel suo 50° di sacerdozio, e concelebrata da diversi altri sacerdoti, tra i quali padre Daniele Frigerio, che a sua volta festeggiava i 35 anni di ministero. Padre Aristide è stato ricordato in vari passaggi della Messa e in particolare al termine, quando don Giovanni Afker, responsabile della Comunità pastorale, ha auspicato che la sua figura non sia solo oggetto di memoria reverente, ma diventi «sostegno per vivere entusiasticamente il nostro presente».
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